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DOPO MILANO UNICREDIT LOTTA CONTRO ACQUI TERME

Quella sui derivati tra Unicredit e Milano è una storia lunga e ormai sviscerata in tutti (o quasi) i suoi punti. Quello che invece non tutti sano è che Unicredit si trova a combattere anche in altre situazioni non dissimili dal panorama meneghino. Un esempio arriva da Acqui Terme la cui Procura ha stabilito nel 2012, di rinviare a giudizio la banca per la vendita di derivati ad alcuni enti locali.

Dopo il caso clamoroso del capoluogo di regione della Lombardia adesso arriva anche quello della piccola città piemontese. I fatti risalgono al 2008 quando le proteste della cittadinanza accortasi di un’esposizione di oltre 2 milioni di euro verso Unicredit, aveva fatto muovere i primi passi per la ricostruzione della compravendita sui titoli tossici.

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Originariamente erano sei ed erano stati firmati 4 anni prima per la precisione tra il 2004 e il 2006, ma tutti stipulati, stando alla ricostruzione dei magistrati attraverso “Artifici e raggiri”, secondo quanto stabilito dagli inquirenti che avrebbero posto i rappresentanti degli enti a non poter avere una valutazione globale e oggettiva di tutti gli effettivi rischi che potenzialmente il contratto (o per meglio dire i sei contratti sottoscritti) avrebbero portato con sè. Per questo motivo, dopo aver iniziato le indagini, gli inquirenti sono arrivati a decidere i capi d’imputazione per Unicredit e cioè truffa aggravata nei confronti del Comune. Correva l’anno 2012 e il mese era novembre.

Ma la storia è ancora più intricata di quanto si possa pensare. In realtà tutto ha inizio nel 2001 quando la giunta di Aqui Terme si trovò costretta a un tentativo, forse un po’ disperato, di risanare i debiti (o almeno una parte di essi), attraverso la sottoscrizione di un derivato, contratto che venne rivisto due anni dopo quando, però, la composizione della giunta era già cambiata. Nel 2004 poi il Comune fu costretto a un altra rivisitazione del contratto, con un costo d’uscita pari a 130 mila euro. Una serie di aumenti poi negli anni, ha portato al 2008 e alla denuncia che è stata portata alla procura non dai rappresentanti politici, ma da un gruppo di cittadini privati riuniti in un comitato.

L’attività investigativa della procura verso UniCredit, parlava di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico «tacendo la contemporanea qualità di futura parte contrattuale» come si legge tra le motivazioni rese note dagli investigatori. Non solo ma sempre stando a quanto contestato dagli inquirenti, Aqui Terme avrebbe rilasciato a Unicredit la certificazione firmata di operatore qualificato «senza che tale condizione sussistesse realmente» e senza nemmeno informare i rappresentanti comunali delle conseguenze che tutto questo avrebbe comportato sia nell’immediato sia nel futuro come anche avrebbe anche taciuto la reale natura di cosa fossero i cosiddetti swap ovvero proprio quegli stessi derivati sui quali il Comune stava giocando con troppa leggerezza.

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